Districarsi fra i diversi tipi di contratto d’affitto non è semplice, né per i proprietari né per gli inquilini. Ogni formula ha regole, vantaggi e limiti ben precisi. Tra tutte le opzioni disponibili, il contratto di affitto 3+2 è una delle più diffuse sul mercato immobiliare italiano. Si tratta di una formula agevolata che garantisce stabilità e tutele sia al locatore che al conduttore. In questo articolo ti spiegherò nel dettaglio cosa prevede, come funziona e in quali casi può fare al caso tuo. Continua a leggere per saperne di più!
Cosa si intende per affitto 3+2?
Quando si parla di affitto 3+2, ci si riferisce a una locazione a canone concordato, ovvero definito secondo specifici accordi locali tra associazioni di proprietari e di inquilini. La durata del contratto è di tre anni, con rinnovo automatico per altri due, a meno che una delle parti non comunichi la volontà di interrompere il rapporto entro i tempi previsti. Tuttavia la durata può essere modulabile: è possibile, infatti, dare vita anche a un contratto 4+2 a partire da questo.
Il contratto d’affitto 3+2 è stato introdotto dalla Legge n. 431 del 1998 per incentivare l’affitto a lungo termine, soprattutto nelle aree dove la domanda abitativa è più elevata. È una formula pensata per favorire l’equilibrio tra il bisogno di redditività del proprietario e la possibilità, per l’inquilino, di trovare un alloggio a un prezzo agevole.
Clausole dell’affitto 3+2

Oltre alle clausole comuni a tutti i contratti di locazione, quello 3+2 deve includere alcune condizioni specifiche. Innanzitutto, la durata è rigidamente fissata in tre anni più due, salvo particolari circostanze che ne giustifichino la cessazione anticipata.
Il canone non è liberamente deciso tra le parti, ma viene calcolato secondo gli accordi territoriali in vigore nel comune in cui si trova l’immobile. A conferma del rispetto di tali parametri, è necessario allegare al contratto un’attestazione rilasciata da un’associazione di categoria.
Sono, inoltre, previste regole precise sul recesso: l’inquilino può lasciare l’immobile in qualsiasi momento, con un preavviso di sei mesi, mentre il proprietario ha facoltà di non rinnovare alla scadenza del triennio solo in presenza di motivazioni specifiche (uso personale, vendita, ristrutturazione).
Quando conviene l’affitto 3+2?
La formula d’affitto 3+2 può rappresentare un’ottima scelta per entrambe le parti, ma è importante valutare caso per caso. Per il proprietario, le principali attrattive sono di natura fiscale: l’accesso alla cedolare secca con aliquota ridotta al 10% nei comuni ad alta tensione abitativa e ulteriori sgravi su IMU e TASI. Inoltre, il canone agevolato può ridurre il rischio di morosità e contenziosi.
Dal punto di vista dell’inquilino, invece, il vantaggio più evidente è la sostenibilità del canone, generalmente inferiore rispetto a quello dei contratti a libero mercato. A ciò si aggiunge una durata del rapporto che garantisce una buona stabilità abitativa, senza vincolare a impegni eccessivamente lunghi.
In genere, il contratto d’affitto 3+2 è particolarmente indicato per famiglie, giovani lavoratori, studenti fuorisede che preferiscono una soluzione stabile ma non definitiva, e per proprietari che cercano un rendimento costante e tutelato.
Come è possibile recedere dal contratto 3+2?

Il recesso anticipato è un tema cruciale nei contratti d’affitto. Nel caso del 3+2, l’inquilino ha la possibilità di lasciare l’immobile in qualunque momento, purché dia comunicazione scritta al proprietario con almeno sei mesi di anticipo. La legge prevede che il recesso sia motivato da “gravi motivi”, ma nella pratica spesso i contratti prevedono maggiore flessibilità.
Il locatore, invece, può opporsi al rinnovo automatico solo alla fine dei primi tre anni, e solo per cause specifiche: ad esempio, se intende adibire l’immobile a propria abitazione o a quella di un familiare, se ha necessità di ristrutturare l’immobile in modo sostanziale, oppure se decide di vendere a terzi.
In ogni caso, anche la disdetta del locatore va comunicata con raccomandata almeno sei mesi prima della scadenza.
Obblighi e adempimenti fiscali
Affinché il contratto sia valido, è obbligatoria la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate entro trenta giorni dalla firma. In fase di registrazione, è importante indicare correttamente il tipo di contratto e l’accordo territoriale applicato, allegando l’attestazione del canone concordato.
Chi opta per la cedolare secca dovrà rinunciare all’aggiornamento ISTAT del canone, ma potrà beneficiare di un’imposizione fiscale più leggera. In alternativa, se si opta per la tassazione ordinaria, l’adeguamento ISTAT è possibile a condizione che sia previsto nel contratto.
Differenze rispetto ad altri tipi di contratto

Il contratto d’affitto 3+2 si distingue nettamente dal contratto libero 4+4, che permette maggiore libertà nella determinazione del canone e prevede una durata minima più lunga. Rispetto al contratto transitorio, che si applica a esigenze temporanee (da 1 a 18 mesi), il 3+2 garantisce maggiore stabilità.
Un’altra forma simile è il contratto per studenti universitari, pensato specificamente per studenti fuori sede e caratterizzato da una durata più flessibile (da 6 a 36 mesi), ma anche da condizioni particolari in termini di documentazione e canone.
Tuttavia dobbiamo precisare una cosa importante: il contratto 3+2 non è rigidamente fissato. È possibile, infatti, effettuare delle modifiche alla durata (es. 4+2), aumentando il range di tempo del canone di affitto.
Quando evitarlo
Non sempre il contratto d’affitto 3+2 rappresenta la scelta più conveniente. In zone dove il mercato immobiliare è molto dinamico e i canoni di mercato sono sensibilmente più alti rispetto a quelli concordati, il proprietario potrebbe preferire un contratto libero, che permette margini di guadagno maggiori. Allo stesso modo, se si prevede di riutilizzare l’immobile per esigenze personali entro pochi anni, oppure se si intende vendere a breve, una formula più flessibile o a breve termine potrebbe essere più adatta.
Il contratto di affitto 3+2, quindi, è una soluzione equilibrata, che unisce la tutela dell’inquilino con la convenienza fiscale per il proprietario. Prima di firmare, tuttavia, è sempre consigliabile leggere attentamente tutte le clausole, valutare le proprie necessità a medio-lungo termine e, se possibile, affidarsi a un professionista per essere sicuri di scegliere la formula contrattuale più adatta alla propria situazione.
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